Dhyana è la meditazione. In questo stadio si libera la mente fino
alla sua totale espansione. Come si raggiunge? E qua si deve dare una
spiegazione completa dello yoga, partendo dal principio delle otto tappe
evolutive che l'
aṣṭāṅgayoga
comprende (nel ns mondo occidentale si
pensa che fare dei movimenti molto energici si stia praticando aṣṭāṅga
yoga, quanta ignoranza - nel senso di non sapere, o voluta intenzione di
semplificare un percorso complesso di crescita interna rendendolo più
commerciale possibile).
Dopo anni di pratica e cambio di stile di vita posso dire che comincio adesso a capire il vero significato dello yoga.
Posso affermare che lo yoga non consiste in semplici esercizi che si fanno
sporadicamente andando in palestra una volta, due, alla settimana.
Quella è ginnastica, che sia chiaro! Anche se viene spiegata bene,
eseguita altretanto bene, rimane ginnastica e null'altro. E' ultile per
un inizio ma non è la fine di un percorso meraviglioso che solo in pochi
hanno la possibilità di abbracciare in questa vita.
Per rendere ancora più chiaro il percorso che lo yoga propone partiamo passo passo a scoprire teoreticamente questa bellissima e unica, nel mio umile parere, disciplina di
vita.
Ricopio da testi ed insegnamenti dei miei Maestri (Gopalakrishna ex insegnate di Vedaguru e di Sri Unniraman fondatore di Patanjali Yoga Research Center Calicut Kerala, e Amadio Bianchi Italia) gli stadi dello yoga.
Si chiama aṣṭāṅga perché sono otto (aṣṭá
= 8 in Sanscrito) e non perché sono movimenti dinamici. Ribadisco
il concetto perché ritengo che l'uso improprio delle parole crea confusione e
ignoranza, due aspetti della nostra vita che non portano a quello che lo yoga insegna; serenità e conoscenza.
Per renderlo più comprensibile parto dall'ultimo stadio:
8. Samādhi,
la supercoscienza. Il raggiungimento del nirvana, comprensione
dei principi universali, la consapevolezza, la saggezza, la fusione con il
divino.
7. Dhyāna
è la meditazione. Si libera la mente di ogni pensiero, la
calma piatta di un lago in assenza di vento e movimento delle sue acque.
6. Dhāraṇā
è la concentrazione, l'affinamento delle tecniche che
portano a ridurre l'attività mentale. E' il controllo della mente la sua focalizzazione
in un solo punto.
5. Pratyāhāra
è il distacco del materiale. Isolamento dei sensi,
rivolti all'interno che porta chi pratica a contemplare direttamente la sua
vera essenza.
4. Prāṇāyāma, controllo delle energie vitali attraverso il respiro,
la presa di coscienza dell'atto respiratorio come scambio tra il sè e il mondo
esteriore, fino al raggiungimento della fusione con il cosmo, apro parantesi;
da fare sempre sotto osservazione di un Maestro o praticante serio. Può portare a
problemi seri se viene fatto da sè, imitando video, seguendo indicazioni di
libri o persone che non sono veri Maestri. Il risveglio della Kundalini,
parlo per esperienza propria, non deve assolutamente essere indotto accelerando
tempi e modalità forzate di respirazione e nemmeno ricercato da coloro che sono atratti dal "miracolo". Se avviene in modo naturale, dopo
aver praticato con conoscenza di causa, porta a un livello superiore di coscienza
e questo accade soltanto se la pratica è a giusta misura del praticante oltre
che eseguita nel modo corretto. Ho conosciuto persone che hanno
"forzato" e sono rimaste per parecchio tempo con grossi disturbi
fisici e mentali, alcuni in coma per anni.
3. Asana, particolari posture che vanno eseguite dopo il
riscaldamento e pratica di movimenti di stretching dinamico e non. Gli
asana vanno tenuti a lungo rispettando i limiti e le possibilità personali.
Favoriscono la concentrazione delle energie vitali all'interno dell'organismo attivando
i centri focali relativi agli organi, I Chakra. D'altro canto le trazioni
muscolari inviano catene di impulsi alle cellule cerebrali rinforzandole.
Attraverso gli asana il praticante impara a conoscere la propria
potenzialità e i propri limiti. Potrà, col tempo e la pratica, intervenire fino a poter
modificare i propri meccanismi fisiologici e sperimentare le varie forme
dell'essere e del divenire (sono ispirate dal mondo vegetale, animale, umano e
divino).
2. Niyama
, i principi di condotta morali nei confronti di se stessi;
-
śauca
, essere puri. Purezza nel corpo, pensieri e azioni (importante
l'aspetto alimentare e l'igiene personale).
-
saṃtoṣa
, appagamento. Accontentarsi di quello che si ha. Atteggiamento di
serenità ed equilibrio.
-
tapas
, regola morale. Essere austeri con se stessi, raggiungere la
liberazione dal bisogno materiale. Tapas è l'espansione della forza che i
praticanti trovano in loro stessi.
-
svādhyāya
, autoanalisi e studio di testi che favoriscono e sviluppano
questa ricerca interiore. Recita e studio dei Mantra, le formule sacre che
portano a stadi superiori di coscienza. Sviluppo del'umiltà e del desiderio di
apprendere.
-
īśvarapraṇidhāna
, fissare un modello divino interiore a cui ispirarsi e
seguire il suo raggiungimento.
1. Yama, astensioni che indicano la condotta morale nei confronti degli altri;
-
ahiṃsā
, la non violenza. L'odio e la paura base della violenza, aspetti dalla personalità
che vanno controllate fino alla loro eliminazione totale dal nostro
atteggiamento
-
satya
, amore per la verità, non essere falso.
-
asteya, non appropriarsi di beni altrui.
-
aparigraha
, saper donare, essere generosi e condividere i nostri
beni con gli altri.
-
brahmacarya
, equilibrio nella vita sessuale. Può trasformarsi in
castità in ambiti rigorosi o per scelta propria.
Dopo aver esaudito gli 8 step da seguire dal basso in alto (cioè da 1 a 8)
spero che sia chiaro a cosa si va incontro volendo abbracciare la vera
strada e lo stile di vita che lo yoga insegna e invita a percorrere. Andare in
palestra a fare ginnastica può essere l'inizio, come ho fatto 11 anni fa andando
a fare Pilates e stretching perchè sentivo che ne avevo bisogno.
La strada è lunga, al principio anche dolorosa, fatta di disciplina e
forte motivazione personale. Diventa uno stile di vita che non sempre viene
apprezzato e condiviso nella propria famiglia e nella cerchia di conoscenti, anzi ci sarà chi vi considera abbastanza matti da consultare lo
psicologo.
Va vissuta in silenzio, senza fare troppo tam-tam, evitando più possible
situazioni di conflitto ed imbarazzo quando non ci sia comprensione verso il
cambiamento. Evitare la presunzione ricordando sempre da dove siamo partiti, da
una situazione di "normalità" intesa come larga accettazione
sociale del nostro stile occidentale di vita.
Posso soltanto dire praticate, la voglia di cambiamento sarà la vostra
forza.
Spero di aver fatto un pò di chiarezza in questo momento di strumentalizazzione
e commmercializazzione sfrenata, che oggi giorno lega la parola yoga alla nostra vita.
Momenti frenetici che la nostra essenza vuole contrastare per la sua
sopravvivenza.
Namastè
Grazie a Gabriella Cella Al- Chamali cui libro "Il grande libro dello yoga" è stato il mio ABC verso questa disciplina.
Grazie a i miei Maestri sopracitati, che hanno avuto e hanno un ruolo fondamentale nell'insegnamento e sostegno di cui un allievo, un discepolo ha continuamente bisogno.