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venerdì 25 ottobre 2024

Dal Kerala a Tenerife, la vita è una costante sorpresa  se uno non crede che è lui stesso a determinare il futuro con le condizionamenti del passato e le azioni del presente.

Ha passato molto tempo che non scrivo, l'Ayurveda rimane parte di me nonostante non abbia continuato i miei racconti ed esperienze. 

Nel 2018 ho perso una persona cara e mi sono presa del tempo per capire perchè ci ammaliamo, perchè la morte arriva nella nostra vita, perchè soffriamo tanto quando perdiamo qualcuno. 

L'antico sapere vedico, anche se io la considero saggezza di vita, mi ha aperto porte della mia mente che mi hanno portato a realizzare sogni che sembravano impossibili da raggiungere. E  così sono arrivata a vivere a Tenerife dove adesso sta nacendo Tenerife Ayurveda 

https://www.tenerifeayurveda.es

Gaia e Stefano, fondatori di Tenerife Ayurveda, li ho conosciuti in India nel 2017 e ritrovati...."per caso" a Tenerife senza sapere che eravamo residenti, non solo sulla stessa isola,  ma anche nello stesso comune.

La vita è bella perchè soprende!


In un altro post seguirà la nostra storia....

lunedì 6 febbraio 2017

ultimo giorno

Sono rimasta sola nella Guest House sul lungo mare Keralayano.
Mi ero messa in mente di passare la mattinata sulla spiaggia che vedo davanti alla mia stanza, ma al risveglio mi aspetta una sorpresa: centinaia di uomini proprio davanti sulla spiaggia.
Mi chiedo, ma se ieri che era di domenica non c'era nessuno, come mai oggi sono tutti qua?
Mi avvicino mentre il pulmino col gruppo arrivato ieri lascia la struttura.
Mi dicono ch'è  una questione tra locali, siccome è zona di pescatori immagino sia una zuffa per questo tema.
È arrivata anche la polizia, nulla di grave perché si parla un po' a voce alta ma non succede null'altro.

Dopo circa due ore sento applausi dalla folla spettatrice sui muretti e vedo la folla che occupava la spiaggia dividersi e allontanarsi, ognuno verso la propria casa. Segno che dopo due ore di discussione hanno risolto, o solo posticipato, il diverbio.
E io prego a Dio che se ne vadano tutti perché tra umidità, sole e sudore che porta fuori un mese di alimentazione ricca in spezie, sento forte la voglia di tuffarmi in mare. Oggi vestita perché meglio non osare troppo quando non si è in compagnia.
Un aquila si posa vicino e scatto due foto mentre ancora gli uomini sul muretto davanti stanno lì seduti. Andranno via?
Hmmmm ...se oso fare il bagno davanti loro sicuramente non abbandonano la postazione.
Questa mattina ero l'unica donna sugli scogli e anche se sono gentili non ero del tutto sicura che la mia presenza fosse del tutto gradita.
Adesso dall'amaca nel giardino li guardo e prego che mi sia data la possibilità di questo bagno ristoratore prima dell'arrivo del taxi  per portarmi all'aeroporto.

domenica 29 gennaio 2017

A presto Kerala



Ultimo giorno, tra i pescatori! Mi mancherà molto Kerala. Di tutte le zone visitate fino adesso Kerala è stata una scoperta che mi ha riempito l'anima, sento di tornare ricca di energia e vitalità. Almeno una volta nella vita vale la pena vederla. Personalmente spero di tornare presto accompagnando a chi desidera scoprirla. Al rientro pubblicherò date ed itinerari per possibili viaggi. Namasté

martedì 24 gennaio 2017

Bhagavathi


L'avventura continua, questa volta siamo in pieno giorno e dalle foto si può capire l'intensità del momento.
Siamo arrivati al limite della giungla in mezzo alle risaie fuori da Bathery per assistere a un rituale volto ad invocare una divinità femminile molto potente. Arriviamo e subito sono presa da un signore che mi accompagna facendomi passare in rassegna i posti salienti: la zona del tempio dove vedo la figura della Dea da invocare, la zona dove si dà il Prasad (l'offerta di cibo) ai partecipanti, e la grande piazza centrale dove si terranno i festeggiamenti.
Appena riesco ritorno al mio gruppo in mezzo a sguardi di centinaia di persone, non è così comune per loro vedere occidentali da queste parti. Se non arrivi come ospite di una nativo è difficile accedere a questi rituali e festeggiamenti.
Non passano neanche cinque minuti che vengo presa da un Swami molto chiacchierone ed interessato a spiegarmi come si svolge la festa, con poche parole in un inglese solo abbozzato e con tanti gesti...
Mi porta a pregare intorno al piccolo tempio in alto sulla collina, poi mi spinge in avanti per ricevere il riso che si offre ai partecipanti, riso che ha significato di passaggio di energia dalla divinità invocata, attraverso la figura in trance, verso tutti i presenti. 
Vivo momenti ed emozioni forti, e sento del rispetto (e forse anche un po' di paura) verso queste figure così potenti, sarà per i costumi che indossano per l'occasione, per il fatto che si muovono seguendo ritmi pazzeschi, tanto da dover essere tenuti da due uomini quando il flusso di energia che ricevono diventa troppo forte.
Il procedimento è sempre quello spiegato nel post precedente, 41 giorni di preparazione, per arrivare a uno stato dove la tua mente viene sostituita dall'energia della divinità invocata.
Tra la folla incappo proprio nella moglie di uno degli uomini "in trance" e mi pare molto tranquilla e rilassata, mentre io mi rendo conto che comincio ad essere un po' preoccupata per l'uomo che da ore balla e grida con gli occhi sempre fissi e lo sguardo che sembra passarti da parte a parte.
Mi spiegano che loro dopo la funzione non ricordano nulla e che riprendono la loro vita come se niente fosse.
Guardo attentamente i costumi e la maschera facciale che il viso acquista con il trucco ed i supporti che sostengono le guance. Hanno qualcosa di selvatico che solo le tribù hanno saputo proteggere e tramandare per miglia di anni. E mi viene la domanda; "se qua arriva in qualche modo la globalizzazione che ha trasformato l'Occidente come si manterrà tutto questo?"
Per il bene di tutti noi (e anche loro) mi auguro che questo non succeda mai.


Vedendo loro capisco che più ci si allontana dalla nostra vera natura travolti da impegni e lavoro, informazioni e stimoli inutili, necessità molte volte neanche vere, più saremo disconnessi e infelici pur avendo tutto il comfort del mondo.
 
Osservo molto come si relazionano tra loro, sereni, tranquilli con il massimo rispetto l'uno per l'altro e ho quasi paura a tornare al nostro traffico e prendermi o dire delle parolacce perché non sempre le cose vanno come pretendiamo.
Il nervosismo e la fretta che respiro e vivo a casa mi spaventa, so dall'esperienza che per un po' di tempo riuscirò a mantenere la serenità che l'India mi dà; dopodiché o ripartirò di nuovo o praticherò le discipline che ho imparato qua giorno per giorno per mantenere quello che ho raggiunto tornando indietro nel tempo in questo viaggio: il contatto con me stessa.

lunedì 23 gennaio 2017

Kattunayakar- I Re della giungla



Laboratorio Ayurveda
Il viaggio continua.
Mi trovo seduta sul sellino posteriore di un motorino, senza casco, perché mi dicono che in India l'uso del casco è obbligatorio per chi guida soltanto ...insolita legge ma prendiamola per quello che offre, la velocità massima raggiungibile in moto è di circa 25 km/h e le distanze sono sempre piuttosto approssimative perché queste strade non hanno nessuna segnalazione, luci o qualche altra indicazione: si viaggia portati da conoscenza ed esperienza.
L'obbiettivo della mia escursione è la tribù dei Kattunayakan dove potrò assistere (e partecipare) alla loro festa nel pieno della notte, nella giungla del Kerala.
Mi spiegano che secondo il loro calendario questo rito viene eseguito per chiedere a Madre Natura, con la quale vivono in stretta connessione, come devono comportarsi per avere tutto il necessario per lo svolgimento della loro vita: date di semina, raccolti, consigli e conoscenza su come poter sfruttare i doni della natura, mantenendo nei suoi confronti il più totale rispetto e la consapevolezza di esserne figli ed ospiti.
I Kattunayakan sono una delle tribù più antiche dell'India. Sono cacciatori e raccoglitori, e vivono raccogliendo i frutti e il miele nella giungla.
I lori riti hanno origini antiche di migliaia di anni, e con l'avanzare del tempo e della civiltà moderna i loro territori si sono ridotti, anche se il governo si sforza di proteggerli.
Spesso si sono visti costretti a cercare lavoro fuori e non godono di molta ricchezza.
Sono molto conosciuti per la loro conoscenza della medicina naturale, e per i riti che accompagnano con tamburi e balli.
Arriviamo congelati, fa freddo in queste notti di gennaio, ma l'atmosfera a ritmo di tamburo e fuochi accesi dappertutto ci scalda corpo e anima.
Intorno ad un albero secolare c'è molta attività, un altare pieno di luci, uomini a dorso nudo che battono sui tamburi, sacerdoti che conducono la funzione e molta gente della tribù stessa a partecipare. 
Laboratorio Ayurveda
Non capisco molto quello che sta succedendo, una strana figura vestita di rosso e col viso dipinto di terra balla stranamente. La gente lo segue, i tamburi vanno secondo la forza del suo ballo e io non capisco come può andare avanti in questa danza estenuante per ore. Si sposta e tutti lo seguono; ovunque vada il fuoco viene acceso da ragazzi che maneggiano pezzi di alberi e foglie con molta abilità. Le fiamme sono altissime e capisco che mi devo guardare in giro per proteggermi perché lo scenario prende zone diverse senza una apparente organizzazione, o per lo meno a me così pare.
Gente che si occupa di far scoppiare i botti, mi spostano fisicamente e mi intontiscono, tamburi che fanno tremare la giungla e la figura rossa che comincia gridare e parlare. Mi traducono che rimprovera chi ha tagliato alberi senza seminarne altri al loro posto, ma ovviamente non capisco molto...
L'onda di persone si sposta avanti e indietro, e noi camminiamo tra le braci disseminate sul terreno.
Dopo quasi due ore di balli e grida arrivo a capire un po' lo scenario.
La figura vestita di rosso rappresenta Madre Natura, l'uomo che la interpreta ha affrontato una preparazione di 41 giorni di esercizi di respirazione tramandati da miglia di anni, massaggi, controllo dell'alimentazione e meditazione; il tutto per essere preparato ad entrare in trance, in un'estasi medianica.
Una volta dentro il rito, nel suo pieno svolgimento, la sua mente smette di essere presente e si collega con livelli di Coscienza superiori connessi all'intelligenza universale e fa da medium, lui è il tramite che permette alla tribù di ottenere le risposte che tutti loro aspettano da Madre Natura.
E' sbalorditivo  assistere a questa danza antica di chissà quanti anni, in un mondo non molto distante fisicamente della tecnologia che ha sostituito  le nostre tradizioni ed istinti.
Quello che intendo dire è che gli uomini di questa tribù invece di procurarsi un cellulare (che peraltro hanno molto spesso nelle loro abitazioni) e chiedere a Google il tempo della semina, usano la tradizione e la forza della natura per capire come vivere al meglio per se e per i loro figli, rimanendo connessi completamente con se stessi, con le tradizioni tramandate dagli antenati e con la Natura che li circonda. 
Laboratorio Ayurveda


Sicuramente avrò modo di assistere ad altri riti di tribù diverse, di capire quanto siano radicati questi riti, quanto siano profonde le tradizioni millenarie che guidano le vite di questa gente, e quanto sia profonda la loro conoscenza delle leggi della natura.

sabato 14 gennaio 2017

Tribù e costumi

Wayanad, terra di nere tribù antiche che vivono immerse nella giungla tropicale, è una delle zone più belle dell'India. La giungla fa parte della vita, le tribù antiche e quelle più moderne vivono tutte sommerse nel mare verde di alberi da cocco, caffè, banane, papaya, jack fruit, alberi ti tek, mogano e tante varietà di piante e fiori tropicali ma sopratutto tutti tipi di spezie. 
Laboratorio Ayurveda
È una terra ricca dove tutti hanno una casa, lavoro e istruzione. Anche nelle zone rurali si respira benessere e ricchezza. Spuntano case e ville dai tutti gli angoli della giungla, in una perfetta armonia di colori e suoni. I rumori della giungla si mescolano con quelli delle tribù, tamburi, canti e rumori specifici della vita stessa. In India l'intimità è cosa rara, la vita si svolge lungo le strade, nei cortili delle case, al fiume o al lago  dove si lavano i vestiti, nei templi sparsi ovunque. Le case (quasi tutte) hanno le porte aperte, il clima lo permette, e passando puoi guardare dentro e capire come ci vivono. La gente in questa zona è scura, alcuni hanno tratti somatici così antichi che ti chiedi cosa ci fanno in giro, perché ti danno la sensazione che dovrebbero stare sul muro di qualche museo. 
Laboratorio Ayurveda
La maggior parte sorridono e salutano, ti fanno sentire tranquilla e comoda perché in questa zona, Vazhavatta, di turisti occidentali ne ho visti  ben pochi, anzi solo noi quelli della casa al lago. 
Alcuni, i più anziani, non fanno alcun cenno e ho la sensazione che non riescano ancora a capire se gli diamo o no fastidio col nostro curiosare nella loro vita. Qua non sento parlare delle caste, solo di tribù! Sono comunità  antiche e fanno fatica a mescolarsi tra di loro, i matrimoni di solito avvengono tra i membri della stessa tribù. Non sono matrimoni combinati, i ragazzi più tradizionali si trovano ai festeggiamenti nei templi, quelli più moderni hanno accesso alla rete e si trovano attraverso pagine apposta per gli incontri a scopo matrimoniale. Si piacciono, si scrivono, si trovano e decidono se e quando sposarsi. Sono pazienti e aspettano il primo bacio nel giorno del matrimonio. Lo fanno per cultura e tradizione e non pare sia un peso per loro. Per noi pare impossibile visto che anche la maggior parte di loro hanno accesso alla televisione ed internet. La differenza sta che i nostri ragazzi hanno centinaia di contatti, mentre loro appena arrivano a qualche decina e non sono così veloci ad accettare amicizie fuori dalla loro comunità.
 
Poi ci sono le tribù che vivono ancora nella giungla profonda, senza accesso alla civiltà moderna, senza cellulare e comodità. Vivono ancora seguendo le regole che la stessa giungla impone, lontani dai villaggi moderni. Si alimentano di frutta e miele e sono totalmente 
indipendenti. Conoscono la medicina antica delle erbe, tramandano riti e spiritualità che pensavo di poter trovare solo nei libri. Mi dicono che sono pochi ma ci sono e hanno maestri spirituali che sono collegati con livelli di saggezza e consapevolezza che noi comuni mortali non immaginiamo neanche. Ogni tanto scelgono una persona, di solito maschio, in tenera età dai villaggi per essere istruiti e poter portare avanti la loro immensa conoscenza. Questo mondo, che sembra stare a metà tra irreale è reale, del quale ho letto qualche libro,  rappresenta un forte stimolo per la mia naturale curiosità e nello stesso tempo mi impone grande rispetto. Mi parlano di un maestro che vive in una grotta a tre ore a piedi da dove mi trovo, che neanche chi lo ha visto sa s'é umano o solo spirito. Solo pochi hanno avuto l'opportunità di incontrarlo e Shajeer la nostra guida è uno di loro. Si può pensare che siano storie per attirare ed ammaliare i turisti, vi assicuro che non è così. Ma di questo vi racconterò in un altro post.

domenica 8 gennaio 2017

Ayyappa

Laboratorio Ayurveda
Sveglia alle 3.00 del mattino per andare ad assistere al rituale "camminata sulle brace".
Dalla stanza, che da verso la giungla, sento tamburi e canti in lontananza. Una sensazione di selvaggio mi inonda il corpo, è difficile da spiegare. Tra i suoni della giungla e i rumori dei riti, che da quando sono arrivata continuo sentire, mi pare di vivere sommersa in un passato non del tutto sconosciuto.
Ci mettiamo in macchina alle 4 del mattino, io e i miei compagni di esperienza che ho appena conosciuto. Siamo 4 con Shajeer il nostro ospite e guida della giungla. Shajeer è nativo da questa giungla, parla abbastanza bene l'Italiano ed è un anima allegra ed aperta che unisce alla perfezione la cultura indiana a quella occidentale. Istruito da maestri della giungla porta avanti la filosofia tribale che noi conosciamo sotto i Principi Ayurvedici.
Dopo circa 20 minuti arriviamo al tempio dove il rituale è in pieno suo svolgimento. Il suono di tamburi e canti mi conferma che era quello che sentivo dalla mia finestra. Vediamo gente che non partecipa ai riti ma è presente, anche se magari dormiente. Come accade in questi casi vengono famiglie intere a volte da lontano per assistere a questi riti, una sorta di purificazione spirituale attraverso un lungo viaggio e la successiva presenza
Laboratorio Ayurveda 
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In mezzo ci sono uomini che suonano i tamburi e altri che ballano in una sorta di trance preparatoria per la svolta finale, la camminata sulle braci ardenti.
I ritmi forti e selvaggi fanno vibrare tutto il nostro corpo. Siamo gli unici stranieri ad assistere e avanziamo con rispetto, senza accendere le nostre macchine fotografiche, per capire se e quanto la nostra presenza sia realmente benaccetta tra i partecipanti e spettatori. Ci guardano ci sorridono e pare che anche i nostri cellulari non diano fastidio. Siamo lontani dai giri turistici nella giungla Keralayana è noto che tutti, o quasi tutti, i giovani hanno il cellulare ...e questo mi conferma che la creatività umana non può essere fermata o negata. 
Dopo un tempo sorridono, ci offrono una sedia e cominciamo a chiacchierare a suon di tamburo. Sono allegri, curiosi e gentili. Ci fanno vedere foto della loro famiglia e noi scambiamo. Anche qua si meravigliano che non ho figli, come se per loro vivere senza figli non potrebbe essere fattibile. Mi passa un attimo di nostalgia nel cuore ma poi sento solo gratitudine a quello che la vita mi offre, la libertà di scoprire una piccola parte del nostro mondo.

Dopo varie preparazioni di chi sarà coinvolto nella danza tribale, oleazioni, massaggi e cure che vengono date dai maestri, ci spostiamo tutti per assistere alla vera parte forte della notte, ho capito che questo rituale è durato tutta la notte come conclusione di 41 giorni di riti di purificazione di coloro che vi partecipano in modo attivo. Se camminando sulle braci non si bruceranno i piedi vorrà dire che corpo, anima e spirito sono stati purificati totalmente. 
I primi a passare e saltare sul fuoco ancora rovente sono i tre partecipanti alle danze fino all'estasi. Poi partono a spartire brace e cenere diminuendone l'intensità del fuoco uomini vestiti tutti di nero che anche loro, ho capito ulteriormente, sono stati sottoposti alla purificazione. Poi passano tutti quelli che se la sentono, ormai le braci sono quasi spartite e molto fumanti, e pare che nessuno soffra o ne sia uscito ferito.
Ce ne andiamo in silenzio sbalorditi ma contenti di essere stati partecipi e ben accetti

martedì 3 gennaio 2017

Kerala

Laboratorio Ayurveda
Eccomi di nuovo in giro per la mia amata India. Dopo un viaggio di 24 ore che invece di stancarmi mi hanno reso carica e serena, sono arrivata in Kerala e voglio rendervi partecipi dell'emozione che infonde.
 Appena uscita dall'aeroporto ho respirato la vita di qua: gente ovunque, macchine, profumi, colori e una volta in più ho avuto conferma di quanto sia unica ed irripetibile quella sensazione di energia che solo l'India può trasmetterti. Un mondo vivo e pieno dì sorrisi che mi è mancato troppo. Nelle circa quattro ore di strada, dall'aeroporto di Calicut alla destinazione finale, le strade colme di gente, i negozi luccicanti aperti, anche se l'ora era inoltrata nella notte, uno tsunami di  traffico regolato dai cittadini, (mi spiegano che questo è abbastanza normale quando i poliziotti mancano) mi hanno fatto vibrare l'anima e il cuore. Difficile spiegare cosa si sente arrivando in India.
Laboratorio Ayurveda

La casa dove sono ospitata è in mezzo al verde, (non amo le grandi città per i soggiorni lunghi),  situata fuori dalla città di Kalpetta nella regione di  Wayanad nel Kerala, immersa nella vegetazione tropicale a 1200 mt sopra il livello del mare con aria pulita e fresca rende questo posto un paradiso.
È una grande casa, spazi aperti, semplice, signorile, con tutte le comodità che servono senza andare nel superfluo.
La pulizia è al massimo delle aspettative, questa volta nulla candeggina e lavori all'olio di gomito come successo in passato. Mentre scrivo arrivano i profumi della cucina e la mente mi  porta di nuovo a casa dei miei nonni durante le vacanze estive della mia infanzia. Non riesco contenere il magone dell'emozione passata e presente. A questa emozione si aggiunge il suono della foresta tropicale che mi rasserena più di tutte le pratiche che faccio a casa per raggiungere lo stato di calma assoluta.
Laboratorio Ayurveda
Laboratorio Ayurveda
E di nuovo sento gratitudine alla vita, (....e al mio santo marito), per avermi dato di nuovo la possibilità di vivere l'esperienza... e  questa volta per un mese intero!






 









martedì 15 novembre 2016

Dott. Arya

E' scomparso da poco Dott. Arya, come lo chiamavamo tutti, nome completo Arya Bhushan Bhardwaj. Sento di dover dedicare le righe sotto a questo grande uomo che ha lottato per la verità e l'ha sempre divulgata ovunque è andato. Grazie di cuore Dott. Arya.
Dott Arya

E' stato lui per primo a parlarmi dell'Ayurveda, mi ricordo ancora il giorno con chiarezza ed emozione: ero tra i corsisiti dell'AIMA a Milano nel 2007, fine settembre, e lui era arrivato dall'India per l'apertura del primo anno del corso "Ayurveda Pinciples & Massage".
Ricordo il suo discorso, ma soprattutto ricordo quest'uomo seduto per più di due ore sui talloni, senza cambiare postura mentre noi, allievi torturati dal fastidio, sembravamo bagnanti in spiaggia anziché corsisti, seduti male e a tratti sdraiati. Ha parlato della filosofia Ayurveda, dell'India, di Ghandi e tutto mi è entrato dritto nel cuore. Era talmente forte la sua parola, anche se detta in tono basso, che era impossibile non rimanere colpiti.
Poi l'ho rivisto per una lettura del polso e lì ho capito che nella sua semplicità sapeva più lui di me di quanto non ricordassi io stessa. Mi ero persa nel sopravvivere, poi nel lavoro, poi nel guadagno, poi nella vita tipica di chi non ha avuto e quando ha si riempie di cose a volte anche inutili, sprecando tempo ed energie assai preziose. Correvo sempre, mangiavo di fretta e tante volte male, perdevo le staffe facilmente, mi sentivo sempre giudicata e sotto pressione, insomma un bell'essere vivente a caso.
E lui con tre parole mi ha fatto capire che ero distante da me stessa, che dormivo male per correre troppo, che dal punto di vista della salute stavo bene solo che le cattive abitudini mi stavano portando via la serenità. E quando dico cattive abitudini non parlo di fumo, avevo smesso di fumare nel 2001, né di bere perché non ho mai retto più di tanto l'alcol, soltanto troppi pensieri e a volte non adeguati, cibo non idoneo alla mia costituzione, vita frenetica tra lavoro e casa, insomma un bel cocktail esplosivo direi. Quello è stato il primo approccio che ha cominciato a cambiare il mio modo di vedere la vita.
Poi ci siamo ritrovati in India, a Jaipur, nel 2013. Nel frattempo io ero cresciuta, ma ero lontana ancora dalla serenità che tanto mi mancava. Non riuscivo ancora a fermare la mente, le attività né a smettere di correre dietro alle faccende. La mia natura Vata-Pitta mi trascinava nella corrente più di quanto io potessi nuotare. Durante quei dieci giorni di insegnamenti suoi e sotto lo stesso tetto nella guest house ho capito che la battaglia con me stessa era ancora aperta. Ringrazio il cielo di averlo conosciuto, di aver letto i suoi libri e di essere stata in India vicino a lui mentre ci spiegava la filosofia dell'UNO.
Dott Arya
Adesso, dopo un secondo viaggio fatto nel 2015 - di cui parlo in questo blog - nel quale mi sono sottoposta alla cura disintossicante del Panchakarma, vari percorsi formativi e una malattia cronica (Ipotiroidismo di Hashimoto) ho assimilato in ogni mia cellula il vero significato della vita. Rimane ancora strada da percorrere, ma la meta la conosco, l'ho intravista e so che grazie al Dott. Arya e tutti gli altri che mi hanno aperto cuore e mente arriverò a vivere l'Ayurveda nella sua totale filosofia. Che la sua anima sia in pace.

lunedì 21 settembre 2015

voglio tornare



Putroppo il gruppo per il viaggio di agosto non è stato possibile formarlo, ma io ci tornerò appena posso. Mi manca già...tanto.
E' molto strano perchè non sono viaggi facili ma forse per questo si sente sempre la voglia di tornarci....

martedì 7 aprile 2015

Un giorno da principessa!

Laboratorio Ayurveda
Mi sveglio con il campanello della mia stanza che suona, ci ho impiegato una settimana a capire che non era un canto di uccello tropicale, ci vorrebbe una bella immaginazione in mezzo alla foresta di cocchi ad installare campanelli così...

Apro e vedo un bramino che non avevo notato la sera prima, molto deciso mi chiede "tè o caffè"? scelgo il caffè perché dall'Italia non ne avevo più assaggiato uno. 
Arriva subito, mai visto una rapidità così in Oriente. Pensando che era tutto a posto sto per chiudere quando sento: 
"Lady breakfast?" Anche se non avevo mangiato alla sera prima non ne avevo fame e, ringraziando, rifiuto la collazione. Dopo tre minuti sento di nuovo "l'ucecellino"  elettronico, apro e lui tutto sorridente mi passa il piatto con la colazione. Rido e alzo le spalle: fanno quello che vogliono, quindi non ha senso protestare.








Più tardi, questo particolare bramino mi farà morir dal ridere, allegro e chiacchierone ci riempe di succhi freschi di anguria con pepe nero, chai e caffè oltre che dire cose che   non capisco ma interpreto come molto divertenti.
Laboratorio Ayurveda
Rimango in stanza aspettando Shalini, la mia terapista, che è stata incaricata di drappeggiare il sari intorno al risultato dei suoi trattamenti, pratticamente il famoso grissino!! Passa il tempo, sento che fuori continuano i riti interroti la notte scorsa, mi siedo sul letto e aspetto. Arrivano ad avvisarmi che Shalini ha perso il pullman, vive lontanto nella città di Manipal, modernissimo centro universitario internazionale di medicina. E così fu che mi perse più della metà della ceremonia aspettando che  qualcuno mi facesse vedere come vestirmi, anzi che mi vestissero pure, perché non avrei saputo da dove cominciare... Verso le dieci arrivano le mie nuove amiche e insieme alla ragazza del servizio provano a rendermi in grado di scendere in mezzo agli invitati. La blusa sta malissimo, deve essere sistemata ma non c'è tempo. Lasciano perdere e partono con la stoffa. E tre donne che mi girano intorno e chiacchierano sempre, e io in mezzo loro che non capisco un bel nulla mi trovo più come una principessa egizia che una indiana, una parte del sari mi cade sul braccio sinistro coprendomi il braccio per intero e al mio intento di raggruppare la stoffa sulla spalla mi ammoniscono che non devo farlo. Ma come posso andare in giro farfallegiando tutto questo pezzo di stoffa? Quando sto per rassegnarmi arriva Shalini con sua cugina. Si mette le mani sulle guance molto indignata di come sono messa, e riparte tutto da capo! Chiedono ago e filo, meno male che ero provvista, cominciano a cucire da dentro le maniche della blusa per farla aderire alle mie braccia, srotolano il tessuto cominciano a far vedere che sono troppo lunga per la sottoveste che indosso e che sosterrà la parte bassa del sari, e perciò  mi spunteranno i piedi da sotto il sari e non va bene, a quanto pare puoi far vedere la schiena e un lato di addome ma mai le caviglie e a questo punto n'è anche i piedi se vesti il sari.....ecco il perché di alcuni commenti che non riuscivo a capire sui miei leggins "a tre quarti" che uso dentro la struttura nei giorni normali. Mamma che complicato mi pare tutto! Il bello è che non ho più il sari a modo di tenda sul braccio e riesco a muovermi con facilità. 
Laboratorio Ayurveda

In mezzo a tutto questo baccano continuo a sorridere e  muovere la testa a modo di bambola, in India quando tutto va bene si deve muovere la testa da lato a lato, qualcosa di simile a quando noi diciamo di no, per rassicurare le mie aiutanti che va tutto bene. 

Dopo un altra mezz'ora di avanti e indietro con quella stoffa bellissima mi trovo vestita e penso che adesso posso uscire, invece no!! Non ho il rossetto, ma chi pensa di portarsi dietro il rossetto per fare il panchakarma? Io di sicuro no. Ne trovano uno di colore adatto al mio sari e cominciano a colorare le mie labbra, e mi dicono che sono molto sottili, come se non lo sapessi ma io adoro la loro ingenua sincerità.

Mi attaccano una specie di pendaglietto in mezzo alla fronte, poi scopro che non c'era bisogno perché si usa in altre occasioni ma me lo avevano fatto comprare lo stesso. Poi il Bindi in mezzo agli occhi, avrei fatto a meno ma la dottoressa ci teneva che io lo mettessi, non essendo la mia cultura mi imbarazza un po' usarlo. Penso che non ho colto bene il suo vero significato e mi sento come se facessi un uso improprio nell'attacarli, si staccano di continuo e devi avere le scorte!!!

Arrivano anche i fiori per i capelli e la ragazza dall'Europa dell'est che vive in Occidente da più di 23 anni si sente elegantissima con quel vestito così lontano dalla sua cultura.

Laboratorio Ayurveda
Da piccola qualcuno mi chiamava Indira Gandhi perché ero scura di pelle e coi capelli neri corvini. Con gli anni mi sono sbiancata ed i capelli hanno sofferto la trasformazione che da il colore in scatola che oggi usiamo per cambiare quello che non accettiamo da madre natura. 

Ero molto interessata alla cultura indiana, specialmente a quella antica, provavo a leggere Tagore, righe dai profondi significati che non erano molto comprensibili per un'adolescente. 
Poi andando su e giù nella giostra della vita l'India e Tagore rimangono nel cassetto dei dimenticati fino a che si apre per puro caso (...anche se il caso non esiste) all'età di quaranta anni. Ed eccomi qua in mezzo a tutte queste donne che sono felicissime di avermi resa similie a loro, anche se solo in apparenza, e io che vado indietro con un flash di memoria ai giochi strani della vita ...e mi sento benedetta! 

Laboratorio Ayurveda


sabato 4 aprile 2015

Pūjā

Arriva il giorno tanto atteso da tutti. Il sole non è troppo forte, si sta bene. Mi chiedono di fare tante foto e mi metto subito al lavoro, sparo scatti senza pensare che saranno tanto utili in questo racconto.
Mi incuriosisce il posto auto che è stato trasformato in cucina, vedo poco perchè è stato circondato da protezioni non trasparenti, dentro c'è movimento, tanti uomini e tutti vestiti con il Dothi, tipico "gonnellino maschile", praticamente più nudi che vestiti.
Con l'arrivo delle mie nuove amiche, sono state invitate anche se hano lasciato il centro qualche giorno prima, mi faccio coraggio e mi avvicino alla fumosa cucina.
In seguito scopro che i "cuochi" sono gli stessi preti che faranno la funzione religiosa. In India durante questo tipo di festeggiamenti è molto importante che il cibo sia preparato da Bramini, gente della casta più alta, che si dedicano a preghiere, riti e funzioni ma sopratutto tengono il corpo e lo spirito molto puliti...in tutti i sensi.
Fa morir dal ridere vedere che anche loro parlano al celullare mentre cucinano, questo mi dice che in certe cose siamo tutti simili, bramini o no! La mente umana di fronte a certe tentazioni non fa distinzione di casta.
E mentre loro cucinano i primi invitati arrivano in pullman, sono fortunata a trovarmi al momento giusto all'ingresso della clinica, nessuno mi aveva avertita del loro arrivo. Scendono tutti sorridenti e chiaccheroni molto curiosi per scoprire come si è "sistemata" la famiglia dei giovani dottori.
Mi sorprendono i sari, sono molto belli, perfetti e con delle "blouse", meravigliose. La mia (come mi aspettavo) è venuta poco bene, mi starà malissimo ma non potrò farci nulla tranne sperare che le ragazze addette a vestirmi me la sistemino in qualche modo.
Sono così eleganti le donne che l'età si sfuma tra tutti questi colori e i fruscii della seta. Como mi piaciono! Avrò modo di stare con loro durante i festeggiamenti e scoprire la loro semplicità e simpatia, le ho chiamate le "Bollywood Stars" e si ammazzavano dal ridere, tutte compiaciute.
In giro per la città, nei supermercati, le commesse di un certo livello hanno tutte questo meraviglioso abito che da quest'aria di eleganza principesca. Immagino che guidare vestita col sari  non debba essere il massimo, perciò penso che da noi sarà difficile indossarlo. In India le donne guidano, ma in genere sono donne giovani vestite con il kurta o il jeans anche. Non ho visto donne anziane al volante.

Passa il tempo e ad un certo punto arriva l'ora dell'aperitivo, tutti nel cortile colorato e decorato per l'evento, in piedi e scalzi (in India nel luogo dove ci sarano i riti religiosi le scarpe vengono rigorosamente lasciate all'ingresso) a prendere queste piccole palline molto saporite e buonissime. Si parla, si ride a piccoli gruppi e, se non fosse per gli abiti delle donne e il cibo, può passare per un inizio di festa come dalle nostre parti. Non si serve alcun tipo di bevanda alcoolica, pare che non piace proprio cambiare le vecchie tradizioni e non do loro torto, dalle mie parti ho visto come l'alccol può rovinare le feste e non solo, anche vite e famiglie intere.

 Parlando con loro si respira il loro orgoglio nazionale, ci tengono proprio a farlo presente, amano essere indù e amano la loro terra!


In casa comincia il fervore, i "cuochi" abandonano le pentole e si dedicano a costruire il rogo per il fuoco, disegnare i mandala e preparare tutte le erbe medicinale che verrano bruciate dentro casa...si avete capito bene, proprio dentro. Guardo tutti i preparativi con un certo stupore e mi chiedo se noi facessimo una cosa simile a quanto salirebbe la multa da pagare! Spiego a loro che da noi ne anche in giardino puoi accendere un fuoco senza l'arrivo della polizia  che ti fa un consistente verbale, rimangono alquanto sgomenti perchè per loro è impensabile perdere certe libertà.
 
I mandala della salute prendono colore e forma, sono stupendi. Non è la prima volta che assisto alla "costruzione" di questi bellissimi disegni pieni di significato e magia. Il primo l'ho visto fare a Marzabotto-Bologna in una casa dove c'erano ospitati alcuni monaci tibetani, quattro monaci hanno lavorato per una settimana per finire un bellissimo mandala della salute. Non facevano altro che pregare e disegnare, anche quella è stata un'esperienza molto bella.
Ammiro ancora la facilità che ha questo popolo nell'ingeniarsi, tutto in modo veloce, semplice e senza sentire alcun disagio tra di loro. Il dottore mi ha spiegato che le caste sono nate proprio per un bisogno di ordine nella società, tutti devono sapere a cosa si dedicano  e a che settore lavorativo fanno riferimento. Oggi anche da loro, piano piano, le cose stanno cambiando. Le caste possono cambiare tipo di lavoro ma mai il cognome che identifica la casta di appartenenza, o per lo meno questo è quello che mi hanno spiegato nel primo viaggio fatto in Rajastan.
Decido di seguire i riti regligiosi mentre il fumo non è ancora potente, prevedo che sarò tra i primi a scappare fuori all'aria.


Ad un certo momento siamo usicti tutti in cortile, i preti sono rimasti dentro continuando i canti e le preghiere e aumentare il fuoco, per festeggiare la madre sacra - la Mucca. Devo dire che l'animale era un pò infastidito dalla presenza di tanta gente e da tutte quelle attenzioni, ma si vede che per loro questo animale sacro deve essere presente sempre.

Offerte di tutti i tipi, cibo, vestiti  e anche soldi vengono donnati davante a lei che rappresenta la madre delle madri. Bellissimi gesti pieni di amore e tenerrezza che va oltre la presenza stessa.
Poi abbiamo fatto tutti il giro intorno a lei, non ho capito bene perchè ma penso che era come un segno di rispetto e saluto.
Sono venuta a sapere che il suo latte era quello che vedevo arrivare con la bellissima signora del vestito rosso tutti i giorni mattino e sera.


La serata è andata avanti ritornando in casa per assistere alla definizione dei mandala ed i canti dei preti. La gente era divisa in gruppi, chi partecipava con la massima attenzione ai riti, chi chiaccherava in gruppo, chi era rimasto fuori, insomma sembravano tante piccole feste dentro una grande funzione.
A un certo punto di massimo fumo e stanchezza mia personale mi sono rintanata nella mia stanza senza aspettare la cena, che sarebbe stata a disposizione per tutti nel grande cortile della casa. Mi aspettava ancora un giorno di festeggiamenti e sentivo il bisogno di evadere nel mio piccolo mondo di silenzio.








giovedì 2 aprile 2015

YOGANANDA dice...

Oggi voglio postare un articolo che ho trovato in un libro scritto da questo grande yogi che ha vissuto all'inizio del secolo scorso tra l'India (dov'è nato) e gli Stati Uniti dov'è passato a miglior vita.
Anche se queste riflessioni le faceva nel 1930 vedo che  non hanno scadenza...

NON HO TEMPO PER ME STESSO

<< Spesso ricevo questa risposta dalle madri che si sacrificano e dai padri che lavorano duramente - persone buone e modeste cadute nella solita routine di pensiero e azione, che servono quelli che dipendono da loro per considerazione e sostentamento ;" Ma, Maestro, praticamente io non ho tempo per me stesso". Questo è un punto di vista sbagliato, un alibi improvvisato e mostra una scarsisssima organizzazione e utilizzo delle ventiquattro ore.
Non sto dicendo di trascurare i doveri che vanno adempiuti; ciò naturalmente sarebbe contrario alle leggi dello sviluppo spirituale. Io chiedo ai miei studenti, di qualsiasi ceto, di dedicare una parte del giorno allo sviluppo fisico personale. Solo così si può accelerare il progresso e crescere spiritualmente. Non si guadagna nulla trascurando la propria persona; anzi, in questo modo si ritarda l'evoluzione.
La cura che prestiamo a noi stessi ci permette di rendere un grande servizio all'umanità; altrimenti è come il caso di un cieco che conduce un altro cieco...>>

Laboratorio Ayurveda
Forti le parole di Yogananda, estratte dal libro Alimentazione Yoga, ma altrettanto vere. Siccome ci sono passata condivido pienamente che non ritagliare del tempo per noi stessi sia una grande perdita per noi, per le nostre famiglie e per tutto il nostro intorno sociale.
Viaggiando in Oriente mi sono resa conto quanto fa bene fermarsi dalla frenetica vita che ci siamo impostati da decenni ormai. Gli orientali amano fermarsi e prendersi cura dello spirito oltre che della materia. Per questo che noi pensiamo che la spiritualità in Oriente ci sia dappertutto e ci rimaniamo male quando vediamo città frenetiche e gente che corre anche lì. E vero, i doveri vanno compiuti e loro lo fanno, con i loro tempi e modi. In ogni casa in Oriente c'è un altare o una stanza dedicata alla cura della persona. Ho visto la mamma con la figlia di quattro anni cantando i mantra la domenica pomeriggio, la padrona di casa preparando i fiori per la funzione religiosa, il dottore che mi ospitava, tutte le mattine prima di uscire di casa, recitando le sue preghiere a voce alta. A volte questi posti servono per riposare, perchè sono tranquili e trovi molta serenità per meditare o soltanto restare un momento con te stesso.
Laboratorio Ayurveda
Anche durante il giorno, quando è possibile, loro si fermano e si siedono e guardano all'orizonte per un pò poi si alzano e partono sereni con le loro faccende.
Noi invece dobbiamo continuamente fare, dimostrare che siamo sempre sugli attenti, che abbiamo una vita piena di impegni lavorativi e sociali, un'agenda stracolma di appuntamenti etc.
Laboratorio Ayurveda
Ma la vera ricchezza personale la troviamo nei nostri momenti di solitudine e pace. E bello avere una casa perfettamente ordinata , un giardino splendente e tante comodità intorno, ma se non ci si ferma tutto questo col tempo perde il significato. La casa bella e il giardino perfetto non ci soddisfano più.
Una volta in più l'Oriente mi porta indietro con la memoria dove ritrovo i valori che i miei nonni avevano, lavoravano duro e tanto ma, i loro tempi se li prendevano ed erano sempre sereni e sorridenti. Sono quattro anni che ho ripreso la mia vita con i miei di tempi, e sono tornata a essere sorridente anche io, grazie Nonni.





venerdì 20 marzo 2015

I preparativi per la festa

Comincia il fervore, la calma respirata fino ad ora nel centro piano piano svanisce.
Laboratorio Ayurveda
Arrivano i primi ospiti, familiari arrivati da molto lontano per assistere al Puja che si celebrerà tra qualche giorno. Nel centro sono da sola, gli ultimi pazienti sono partiti ieri pomeriggio, una donna con la sua figlia. Mi hanno fatto compagnia durante la settimana centrale del trattamento. Gauri e Saumya, così diverse dal mio modo di essere eppure con loro era così facile andare d'accordo. La madre, Gauri, non avrei mai detto che non era occidentale dovuto ai tratti somatici caucasici. Invece scopro ch'è originaria di New Dehli e vive a Chennai, dall'altra parte dell'India, rispetto a dove noi siamo.
Sono molto aperte e leghiamo subito anche perché in mezzo c'è la deliziosa figlia Saumya alla quale non si può non voler bene. Dolce, sveglia e furbetta. 
Scambio di idee, opinioni e tisane fanno sempre parte di un bell'inizio che porterà a sentirci molto più vicine durante i prossimi giorni. 
Capisco che la famiglia sarà presa dai preparativi e lascio spazio provando di guadagnare un pò di indipendenza. 
Il Puja che darà la famiglia è per inaugurare il centro e sarà una opportunità per me l'assisterci. Mi dicono che saranno due giorni di festeggiamenti con ceremonia religiosa e riti di bruciare le piante medicinali per il bene della professione medica dei miei ospiti.
Anche durante le mie terapie sento l'entusiasmo del personale, il quale mi chiede chi è arrivato e chi manca degli invitati, non ne ho idea ma muovo la testa a mo' di bambola per dire qualcosa. Della loro lingua non riesco a capire neanche una parola, suoni lontani che non vogliono diventare familiari alle mie orecchie. E con tutto questo non mi sento per niente persa. A volte mi sembra di essere proprio a casa, che strano è tutto.
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La pesante settimana centrale di panchakarma è finita con la purga di erbe e acqua calda, non so cos'è stato peggio; "timbrare" ogni tanto nella stanza da bagno o ricordarsi, per due ore, di bere un bicchiere di acqua calda ogni 10 minuti. Ma va tutto bene, non prendere più la pozione druida mi fa ballare di gioia, non ne potevo più...
Mi sento leggerissima, anche perché con tutti quei trattamenti, bagni di vapore e cibo leggero sono rimasta tipo grissino di trattoria del nord...
Manca qualche giorno e non ho ancora la blusa del mio sari. Mi prende le misure una ragazza piccolissima mentre io prego che la blusa possa essere indodossata, dopo la mia esperienza con i sarti di Jaipur non ho molta fiducia nel risultato. Una volta prese le misure mi levo il pensiero, anche perché a cosa serve!?

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Le stoffe in India sono meravigliosamente belle ma in questa zona ancora di più. Avrò modo durante i due giorni di festeggiamenti di ammirare dei bellissimi sari.

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Con un pezzo di stoffa di due metri riescono ad avvolgerti intorno al corpo uno stupendo abito da principessa.

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Intanto che l'attenzione su di me passa in secondo piano aproffito per chiamare un tuk tuk, tipico ape car transformato in taxi, e vado in giro. Gauri mi aspetta in città e mi fa da guida insieme a sua figlia. Comincia a fare caldo e loro sono gentilissime nell' aspettarmi con un bicchiere di succo di frutta fresca. 
Udupi è meravigliosa. Continuo a pensare a questo posto che mi ha rubato il cuore e la voglia di tornare è grande.
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Un giorno andiamo a Malpe, stupenda spiaggia a soli 30 minuti dalla clinica. Sono stata avvisata che se voglio fare il bagno deve essere per forza vestita... Perdo la voglia! Per noi è impensabile vivere la spiaggia come la vivono gli indù.
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Gli uomini fanno il bagno liberamente, noi donne no. Nessuno prende il sole, non ne hanno bisogno a quanto pare, la spiaggia è posto di divertimento e passeggio e incontri sociali. Ho visto anche gente andanre in bicicletta sul bagnasciuga ...la loro immaginazione e libertà di movimento mi da un pò di invidia.
Mi rendo conto che da noi sono più le proibizioni che le cose che possiamo fare . E' vero, viviamo in un mondo ordinato e pulito ma il prezzo da pagare non è indiferente, una lunga serie di divieti regola la nostra vita, divieti che rendono il popolo alquanto frustrato, almeno per anime ribeli come la mia.
Se vuoi una spiaggia similie alle nostre, con sdraio e posizione lucertola devi andare a Goa, 5 ore in treno, e trovi la spiaggia più turistica dell'India. Li si che puoi prendere il sole senza tirare in piedi una guerra civile tra i maschi!!!
Adesso ricordo che, appena arrivata, sono stata avvisata di fare attenzione a come mi sarei vestita anche dentro la stanza perché gli indiani hanno l'abitudine di guardare dentro se trovano la finestra aperta. In effetti sento che l'intimità in India è capita diversamente da come noi la viviamo. Dimentico l'avertimento e in una giornata di caldo sono sdraiata sul letto senza molta stoffa adosso, in teoria nessuno doveva guardare dalla finestra, in pratica arriva subito la persona che mi avvisa  che non sono a posto per lasciare la finestra aperta, potrebbero guardarti...mi scuso, chiudo e penso! .. chi se ne frega? Ma cosa hanno tanto da vedere? Un paio di gambe... A me non da fastidio ma a loro pare di si! Come siamo diversi...
Per la stessa ragione le donne devono fare il bagno vestite perché altrimenti gli uomini guardano. Ma voi direte che anche da noi guardano, è vero ma in un altro modo! Li se fermerebbe tutto e cinquecento indiani farebbero la fila davanti a te... Io mi immagino la scena e mi ammazzo dal ridere!! E un paese senza educazione sessuale e molto tradizionalista, sposano ancora la persona scelta dalle famiglie e le donne senza un marito non hanno una vita facile. La società non è disponibile ad accettarle e fanno fatica ad avere un lavoro o una casa in affito. Per noi da incubo! Se una donna va a iscrivere il suo bambino o bambina a scuola serve che sia presente anche il marito altrimenti non viene ammesso, quasi quasi sono contenta che da noi non puoi andare in bicicletta sulla spiaggia...
Tutte queste cose me le raccontano in modo indiretto, cioè non devi essere molto diretto nel fare domande, meglio scoprire le cose piano piano perchè sono orgogliosissimi della loro società e della loro cultura, almeno davanti a noi stranieri.
Loro non amano il nostro modo irruento di essere e di fare anche se, a quanto vedo, anche loro stanno cambiando e nelle grandi città tutto il mondo corre ...la corsa per una vita migliore è molto stretta, sono in tanti, si preparano con studi ad alto livello, vogliono anche loro il cellulare ultimo modello e la macchina bella o soltanto mantenere la famiglia.
Non tutti hanno la possibilità di studiare perciò chi può farlo non spreca il tempo, si preparano tanto perchè la meritrocrazia premia il migliore. Un bravo dipendente ogni tre quattro mese riceve un premio o un regalo ma stiamo parlando di gente molto qualificata, i lavori umili sono ancora lontani da queste regole.
In India il sistema pensionistico non copre come da noi, perciò la gente anziana deve essere sostenuta dai figli per poter tirare avanti, in questo senso i nuclei famigliari rimangono molto uniti e condividono le spese dei genitori.
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Onorare e curare i genitori fa parte del dovere della loro cultura e chi non lo fa viene visto molto male dall'intera società, e lì la società non perdona. Questo fa molto onore a loro, vedo molto rispetto per la gente anziana e gli anziani sono sereni, sorridono e sono in pace col mondo in mezzo alle loro famiglie.
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Tornando dalle mie passeggiate in città rimango meravigliata dalle decorazioni che in un batter d'occhio sono state
sistemate in tutta la struttura.
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Colori vivi che riempono l'anima di gioia. Comincio a sentire anche io l'agitazione per l'evento di domani. Tutti gli ospiti sono arrivati, chiaccheroni e sereni passano il tempo a ridere e riposare. Mi spiace non capire le loro parole perché sento che si divertono tanto tra di loro. Anche se sono in tanti non sono per niente chiasossi, ridono e parlano in un modo sereno dando spazio a turno a ognuno di loro. Ricordo le rimpatriate da piccola, in famiglia con tutti i cugini e zii e mi rendo conto quanto eravamo vivaci tutti quanti, fin troppo direi...a volte la festa lasciava anche qualche malinteso tra i grandi e qualche zuffa tra i piccoli perché, lo penso adesso,  tutti venivano accompagnati dal signor IO...
Nei due viaggi che ho fatto fino ad ora in India non ho sentito alcuna rissa, tranne un ragazzo ubriaco in un supermercato che aveva da dire un pò a tutti. Mi raccontano che sta prendendo, tra la classe bassa, la moda di andare al bar dove consumano super alcoolici anche se tutti i bar si chiamano "Wines" e non è ben visto frequentare questi posti. L'alcool non fa parte della loro cultura e non si trova nei supermercati come da noi, non viene servito in nessuna funzione o festa, neanche nei matrimoni.  La cosa divertente l'ho vista sul aereo, alle 10 del mattino alcuni uomini consumavano già del whisky, per noi impensabile a quell'ora, perchè li su è gratis invece a terra costa veramente tanto. Uguale con il menù in volo, tutti intorno a me chiedevano il pollo e io pensavo ma sono indù dovrebbereo essere vegetariani !! invece scopro che il pollo a terra costa tanto e cosi quando viaggiano approfitano l'occasione e per questo i panini al pollo finiscono per primi. Io invece mi sono beccata un panino vegetale ai grani di mais.
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Tornando ala nostra festa, ho capito a cosa servono le polveri colorate che avevo visto nei negozi di Udupi. Appena svegli una ospite comincia disegnare a mano libera tutto il cortile dove saranno i festeggiamenti. Rimango impressionata dalla precisione con cui disegna e le proporzioni giuste del risultato mi dimostrano che lo fa molto spesso. Una volta più ammiro il loro modo di essere, di stare insieme e di rendere tutto così sereno e pieno di gioia e vita.

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